mercoledì 10 gennaio 2018

Disclosures | nove autori per nove progetti



Disclosures: nove autori per nove progetti


mostra fotografica conclusiva del corso avanzato
dell'associazione fotografica camera chiara



i nove autori con sguardi e contenuti diversi rivelano la propria relazione con sé stessi e con il mondo esterno.
utilizzando la fotografia come strumento di ricerca individuale, gli autori raccontano l'esplorazione del proprio corpo e delle proprie emozioni, la relazione con gli altri e con la natura, i legami familiari.

Inaugurazione venerdì 12 gennaio 2018, ore 19,30
presso l'ex palazzo delle poste | piazza cesare battisti 1 | bari
La mostra proseguirà sempre presso l'ex palazzo delle poste sino al 31 gennaio 2018

orari:

dal lunedì al venerdì dalle 8,00 alle 21.30

il sabato dalle 8,00 alle 18,15

la domenica dalle 9,00 alle 16,45

Espongono:

Michele Caldarisi
Raffaella Di Modugno
Vince Fariello
Antonello Fico
Paola Imbrici
Gianpaolo Mastronardi
Katia Moro
Michele Partipilo
Simona Perrini



docente e presidente dell'Associazione Fotografica Camera Chiara


Stampe: RawLab

lunedì 11 settembre 2017

Camera Chiara - I nuovi Corsi di Fotografia 2017/2018

Il 2 ottobre 2017 riprende l'attività didattica presso la Scuola di Fotografia Camera Chiara.

Sono previsti Corsi Base, Avanzati [progettualità], di Post Produzione Digitale
e di Sviluppo e Stampa da pellicola Bianco e Nero

Per tutte le info visitare il sito o scrivere una mail a:
o telefonare al +39 347 3516086


Londra | 2008 | Ilford HP5 35mm | © Francesco De Napoli

mercoledì 1 febbraio 2017

Workshop introduttivo di autoritratto con Cristina Nuñez The Self-Portrait Experience® Bari, 18 e 19 febbraio 2017 presso Scuola di fotografia Camera Chiara

Workshop introduttivo di autoritratto con Cristina Nuñez 
The Self-Portrait Experience®


Si terrà sabato e domenica 18 e 19 febbraio 2017 presso la scuola di fotografia Camera Chiara  di Bari, il workshop introduttivo di autoritratto
con Cristina Nuñez
The Self-Portrait Experience®

Chi è interessato a conoscere e sperimentare il metodo guidati da Cristina Nuñez, può frequentare il workshop introduttivo nel weekend del 18 e 19 febbraio 2017 presso la scuola di fotografia Camera Chiara
Un weekend intensivo per sperimentare il metodo guidati da Cristina Nuñez
- Sabato: sessioni individuali di autoritratto mentre gli altri lavorano sulla percezione d’immagini con i criteri artistici del metodo ed eseguono altri esercizi con le loro macchine fotografiche.

- Domenica: lavoro di gruppo sulla percezione e scelta delle opere.
Non è necessario avere delle conoscenze in ambito tecnico fotografico, ma è necessario possedere una macchina fotografica digitale reflex o bridge.

I partecipanti dovranno portare la loro macchina fotografica, un computer portatile e una chiavetta USB e dovranno vedere, prima del workshop, i due video di Cristina Nuñez, Someone to Love e Higher Self (vedi sotto).

Date18 e 19 febbraio 2017

Orario: 9,30 - 13,00 e 14,00 - 18.30 (sia il sabato che la domenica)

Minimo 8, massimo 14 partecipanti

Prezzo: 290,00 euro, acconto: 100,00 euro

Iscrizioni: scrivere una mail a info@scuolacamerachiara.com

Per informazioni sul metodo e su Cristina Nuñez:
https://cristinanunez.com/

http://selfportrait-experience.com
Cristina Nuñez è un’artista spagnola riconosciuta a livello internazionale, il cui lavoro è stato ampiamente premiato, pubblicato ed esposto dal 1994 in sedi come Rencontres di Arles, Mois de la Photo di Montreal, Casino di Lussemburgo, MUFOCO, MUSAC e altri.
Dopo un’adolescenza come tossicodipendente, Nuñez inizia a fotografarsi nel 1988 per superare problemi di autostima. La sua pratica regolare dell’autoritratto stimola un potente processo creativo che le permette di diventare artista nel 1994. Nel 2005 Nuñez crea il suo metodo, The Self-Portrait Experience® per permettere alle persone di sperimentare anche loro la trasformazione di dolore in arte. Nuñez ha vissuto 24 anni a Milano, per cui parla perfettamente l’italiano.
The Self-Portrait Experience® permette a chiunque di scatenare il processo creativo e trasformare le proprie emozioni e la propria interiorità in arte. Nell’autoritratto siamo, allo stesso tempo, autore, soggetto e spettatore e la potente dinamica tra i tre ruoli spinge il nostro inconscio a parlare col linguaggio dell’arte. L’autoritratto non ci etichetta, non ci definisce, ma esprime la meravigliosa molteplicità e plasticità della nostra identità. L’oggettivazione delle nostre emozioni difficili in una foto funziona come un motore catartico e rinnovatore, e ci permette di passare ad altro.
In pratica, The Self-Portrait Experience® consiste nella produzione di autoritratti fotografici e in video, la percezione delle immagini secondo criteri artistici specifici e la costruzione di progetti artistici autobiografici.
Ma lavoriamo sull’autoritratto, non sul selfie… Il selfie è immagine pubblica, controllata secondo quello che vogliamo comunicare al mondo, mentre l’autoritratto è immagine interna, è un dialogo aperto e profondo tra me e me, è lasciare che il nostro inconscio parli col linguaggio dell’arte…
I video di Cristina Nuñez:

SOMEONE TO LOVE, l’autobiografia (Premio Celeste 2012)
HIGHER SELF, sul metodo e la sua filosofia

L'artista Cristina Nuñez (Figueres, 1962), il cui lavoro con la fotografia, il video e la performance ha ricevuto numerosi e prestigiosi premi ed è stato esposto regolarmente a livello internazionale dal 1994, è autrice e principale facilitatrice del metodo, che insegna con grande successo in vari contesti terapeutici (carceri, centri di salute mentale, centri di recupero per tossicodipendenti, scuole di arte-terapia) artistici (musei, gallerie e centri di fotografia) e privati (aziende e sedute personalizzate).

mercoledì 15 aprile 2015

MIA Fair 2015. Una costante discesa.


Fortunato visitatore del MIA Fair (Milan Image Art Fair) edizione 2012, è innegabile e sotto gli occhi di tutti la contrazione di quest’ultima edizione chiusasi il 13 aprile 2015 nel nuovo spazio al The Mall di Porta Nuova a Milano.


Dall’avere una grande presenza di galleristi esteri, la quasi totale scomparsa di questi a causa dell’assenza di vendite (ricordiamo che questa fiera è legata al mercato del collezionismo fotografico), l’ha ridotta a ben misera cosa. Simone Mosca, nel suo articolo sul Corriere della Sera del 10 aprile cita il curatore della manifestazione Gianluigi Ricuperati: “Il MIA non va giudicato dai numeri, non può competere con fiere ricche come Paris Photo o Unseen di Amsterdam, se la deve giocare con le idee”. Si suggeriva quindi che si stesse puntando su queste ultime, ma proprio queste - le idee - sono state le grande assenti della fiera.

Sarebbe stupido fare singoli esempi, la manifestazione va vista nel suo complesso. Alcune gallerie avevano con sé pezzi di autori consolidati come Edward S. Curtis, Salgado, Duane Michals, Gian Paolo Barbieri, Mario Giacomelli, e pochi altri. E tranne due o tre di questi autori, che avevano uno spazio dedicato, per gli altri si trattava di pochissimi pezzi o pezzi singoli.


Duane Michals, The Young Girl's Dream, 1969. ADMIRA Gallery


Edward S. Curtis, Two Strikes, Pl. 78 form The North American Indian - 1907 - De Primi Fine Art

Le produzioni “nuove” degne di nota erano veramente rare e più che altro “carine”, ben riuscite, ma quasi mai espressione di una visione ed un ragionamento forti sul linguaggio e sul mezzo fotografico. Tra i più interessanti, Alejandro Cartagena, Antoine Rose, Anne-Catherine Becker-Échivard, Andrea Boyer, Eric Gou e pochi altri. Ma spesso solo trovate da fiera “di paese” appunto. In questo caso fiera del “Bel Paese”.


Anne-Catherine Becker-Échivard, Triple A, 2012 - Mazel Galerie

Altra nota dolente è che la qualità della maggior parte delle stampe lasciava ampiamente a desiderare, si perde quindi un altro pezzo di quella che è stata una delle chiavi della fotografia d’autore: la qualità della stampa. Cosa assurda in un momento storico in cui il mercato richiede grandi formati e non si sa come stamparli. Il risultato è nella maggior parte dei casi veramente aberrante.

Credo che sia il caso di ripensare, non solo al MIA Fair (l’intenzione va sempre lodata), ma al perché la situazione in Italia sia questa, nonostante l’acclarata e consolidata espansione fotografica trainata dal digitale e dalla simbiosi - letale? - tra questo e i social network. Forse bisognerebbe cercare alla base della tipologia di eventi che dovrebbero promuovere un certo tipo di fotografia e anche nella qualità della sempre più diffusa formazione didattica, il passo storicamente mai compiuto e che al contrario ha portato i paesi anglosassoni, la Francia, la Germania e più recentemente l’Olanda ai vertici della cultura fotografica. Sicuramente anche la capacità, preparazione e curiosità dei curatori/galleristi nello scoprire nuovi talenti realmente dotati ha il suo peso, visti i risultati.

La conclusione è che se ho impiegato 3 giorni per vedere l’edizione del 2012, sono bastate 4 ore e mezza per vedere questa (e con calma). Una parabola in costante discesa, questa l’”evoluzione” del MIA Fair  negli anni.





Il nuovo spazio espositivo del Mia Fair edizione 2015




giovedì 26 marzo 2015

Safety Film

Oggi, mentre riorganizzavo l’archivio di 33 anni di negativi, ho notato che sino al 1986 (ho iniziato a fotografare nel 1982) le pellicole della Ilford portavano ancora stampigliato, sulla pellicola stessa, la dicitura “safety film” ad indicare che la pellicola non era più altamente infiammabile come le precedenti pellicole con supporto di nitrocellulosa (fulmicotone), essendo questo stato sostituito dal triacetato di cellulosa a partire dal 1948 per le pellicole cinematografiche, e di conseguenza fotografiche.


© Francesco De Napoli / 2015

La pericolosità di queste pellicole è ben espressa in film come “Sabotage” del 1936 di Alfred Hitchcock, nella scena in cui il ragazzino (Stevie), che inconsapevolmente porta la bomba, non può salire sull’autobus con le pizze cinematografiche (in Inghilterra era vietato a causa dello loro estrema infiammabilità), come gli ricorda il controllore che purtroppo lo lascerà comunque salire:


o nel più noto “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore del 1988, nella scena in cui prende fuoco il cinema:



Come “macabra” curiosità, la pellicola con supporto di nitrocellulosa era usata anche come innesco (tra i tanti) per la bomba Molotov (o Molotov cocktail) come il War Office inglese nel 1940 indicava nelle istruzioni all’uso di questa bomba (Molotov, dal nome del ministro degli esteri sovietico Vyacheslav Molotov). Usata per la prima volta nella guerra civile spagnola (1936 - 1939), il nome è dovuto all’ironia dei finlandesi che la chiamarono così durante la Guerra d'inverno (30 novembre 1939 - 12 marzo 1940) contro l’Unione Sovietica nel contesto della seconda guerra mondiale.

British Home Guard Improvised Weapons (Wikimedia Commons)


Ecco come, incredibilmente, riguardando i miei negativi mi rendo conto che la mia personalissima storia, si interseca con la storia della fotografia, con la storia del cinema e con la storia.